Il popolo ebraico, da due millenni in attesa messianica, desidera da sempre realizzare in terra le promesse di giustizia e libertà battendo sul tempo il Redentore. L’utopia, per secoli biblica, di una terra libera, giusta e affratellata, trova nei grandi rivoluzionari del secolo scorso una nuova spinta, apparentemente contraria, ossia laica, ma a ben guardare uguale: il sogno di un mondo migliore e il lavoro quotidiano per realizzarlo. «Il Messia sei tu, quando ti comporti in maniera tale da permettere la sua venuta», ha scritto Emmanuel Lévinas, filosofo, francese, ebreo.
Musica e parole si intrecciano, raccontando la nascita del Bund, il suo Giuramento, composto dal drammaturgo ed etnografo Shlomo An’ski, la Marcia dei disoccupati e una canzone che celebra la Rivoluzione d’Ottobre adattando un brano liturgico fino ad allora eseguito solo in sinagoga. Le due grandi rivolte nei Ghetti di Vilna e di Varsavia costituiscono un tragico epilogo per la storia del Bund, annientata dalla Shoah, la quale però – come in una antica parabola chassidica – sopravvive fintanto che viene narrata. Ad accompagnare il viaggio musicale, riflessioni dal Talmud, Franz Kafka, Ernst Bloch, Martin Buber e Wlodek Goldkorn.